VATICANO - AVE MARIA a cura di don Luciano Alimandi - “Maria, aiuto della nostra fede”

mercoledì, 31 gennaio 2007

Città del Vaticano (Agenzia Fides) - “Nel frattempo si sollevò una gran tempesta di vento e gettava le onde nella barca, tanto che ormai era piena. Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: Maestro, non t’importa che moriamo? Destatosi, sgridò il vento e disse al mare: Taci, calmati! Il vento cessò e vi fu grande bonaccia. Poi disse loro: Perché siete così paurosi? Non avete ancora fede?” (Mc 4, 37-40)
L’episodio della tempesta sedata ci viene narrato dal Vangelo nella sua drammaticità. Emerge in esso tutta la fragilità umana dei discepoli e soprattutto la sovranità divina di Gesù che, con un solo gesto, calma i venti e le onde del mare: tutto ad un tratto ci fu una grande bonaccia! Fiumi di inchiostro si sono spesi su questo brano, che ben si presta a descrivere la lotta malvagia che attraversa il cuore del cristiano: il combattimento per conquistare la vera fede in Cristo. Prima di giungervi, infatti, occorre attraversare innumerevoli volte il mare in tempesta, per imparare di più, prova dopo prova, a confidare unicamente in Gesù. Ogni cristiano nel cammino della fede, in genere, sperimenta non tanto l’assenza di essa, ma intraprende strade sbagliate.
La fede autentica non pone condizioni, si fissa solo in Cristo. I discepoli nella barca, che stava per affondare, avevano sì la fede in Cristo, ma non la fiducia che chiedeva Lui. Per questo, amorevolmente, il Signore li ammonisce: uomini di poca fede! C’era la fede, ma anche la paura e il disorientamento per la situazione inaspettata dello stesso agire misterioso di Gesù. Sembrava che il Maestro fosse assente dalla scena, a causa del suo assopimento. Siamo di fronte ad una fede generica che purtroppo non è sufficiente; ci vuole la fede totale nella Persona di Gesù: una fede certa! I discepoli devono passare da una fede incerta ad una fede convinta. Le montagne si smuoveranno, le onde del mare si calmeranno, grazie ad una tale fede. Se il cuore dei discepoli fosse stato occupato da questa fede senza compromessi, non avrebbero scomodato Gesù, ma loro stessi, nel suo Nome, avrebbero potuto calmare le acque!
Non è questo tipo di fede, che ha originato il grande miracolo di Cana dove l’acqua divenne vino? Qui, la Madre di Gesù, con la sua grande fede, praticamente “costringe” il miracolo, addirittura anticipa l’Ora di Gesù, come viene detto nel Vangelo di Giovanni. Il “fate quello che Lui vi dirà” testimonia l’assoluta certezza della Madonna nell’onnipotenza del Figlio e provoca il miracolo.
A tale proposito viene in mente il gesto di fede di un’altra donna, l’emorroissa che, con il suo atto di fiducia “mi basterà toccare il suo mantello”, suscita il miracolo di Cristo. Quasi di nascosto, in mezzo a tanta folla che assediava Gesù, gente più sbadata che credente, lei gli si avvicina, e quel tocco di fede nella sua Persona fa fuoriuscire da Lui - quasi senza controllo - la forza risanatrice del miracolo: la donna è guarita in un attimo, mentre i dottori, per ben dodici anni, la fecero soffrire depauperando tutti i suoi beni (cfr. Mc 5, 25-34).
Straordinaria realtà soprannaturale è la fede! Ma quante prove occorre attraversare per possederla veramente, come ci dice ampiamente l’autore alla lettera agli Ebrei che, in questi giorni, leggiamo nelle nostre chiese. Basti pensare alla prova di Abramo: Dio gli chiedeva di credere contro ogni speranza in una grande discendenza. Abramo confidò solo in Dio e, grazie a questa fede incondizionata, ricevette il frutto della promessa: Isacco. Ma quando il suo cuore rischiò di indebolirsi nella fede, di accomodarsi in Isacco, viene il Signore a chiedergli di offrirlo.
La fede per restare incondizionata deve essere continuamente liberata dai nostri condizionamenti che, altrimenti, la fagocitano e la seppelliscono in fondo al cuore. Per Abramo, come per Mosé, come per tutti noi, avviene lo stesso: c’è bisogno della prova, della tempesta per scuotere le profondità dell’animo umano e fare di nuovo spazio solo per Dio.
La Chiesa nel corso dei secoli è stata spesso definita come una nave che naviga in mezzo a tante tempeste, ma sempre viene salvata da Colui che l’ha fondata: le forze dell’inferno non ti affonderanno!
San Giovanni Bosco, che oggi viene celebrato in tutta la Chiesa universale, in una sua celebre profezia relativa alla Chiesa, vede questa come una nave che, tra mille pericoli, viene guidata dal grande timoniere, il Papa, e si salva perché viene ancorata a “due colonne” con sopra sull’una la Santissima Eucaristia e sull’altra Maria Ausiliatrice. Così è pure ai nostri giorni: il Santo Padre Benedetto XVI, sulla scia dei suoi Predecessori ed in particolar modo di Giovanni Paolo II, dirige la nave per ancorarla nuovamente. Ciascuno di noi, dentro la stessa barca, è chiamato ad orientare il proprio cuore verso Gesù e Maria, in unione con il Papa, per ancorare se stesso a Dio! (Agenzia Fides 31/1/2007 - righe 52, parole 815)


Condividi: