AMERICA/NICARAGUA - Promuovere la Civiltà dell’Amore: documento su Hiv/Aids del Presidente della Pastorale Sociale della Conferenza Episcopale del Nicaragua

lunedì, 29 gennaio 2007

Managua (Agenzia Fides) - “La pandemia dell’Hiv/Aids rappresenta una delle crisi più gravi sanitarie, sociali, economiche, di sicurezza e sviluppo umano che il pianeta sta affrontando. Per la maggior parte, uccide milioni di adulti. Distrugge famiglie, debilita la forza lavoro, rende orfani milioni di bambini e mette in pericolo il tessuto sociale ed economico delle comunità e la stabilità politica delle nazioni”. (Carta CELAM / Aids)
Nel 2005 oltre 5.5 milioni di persone sono state contagiate dall’Hiv/Aids e tre milioni sono morte. Anche in Nicaragua questa minaccia sta crescendo silenziosamente.
“Ci troviamo di fronte al problema della stigmatizzazione”, nota il documento del Consiglio Episcopale latinoamericano, “che condanna le persone contagiate ad una morte sociale, prima che la malattia provochi in loro la morte fisica. Molti vivono con la paura di essere allontanati dalle proprie famiglie ed emarginati dalla società. Ci rivolgiamo a voi, familiari e amici: non rifiutateli, accompagnateli con comprensione e amore. A voi malati l’invito, a porre tutta la fiducia nel Dio della Vita”.
“La Chiesa - continua il documento - mostra la sua preoccupazione e compassione con fatti concreti. Il 27% dei casi a livello mondiale sono gestiti dalla Chiesa, e il 75% a livello centroamericano. Per rispondere ancora meglio a questa problematica, la Caritas del Nicaragua ha formato nel 2006 una commissione composta da membri di diverse parti del paese.”
“Come Chiesa ci uniamo al grido delle altre organizzazioni e chiediamo l’accesso universale alle cure necessarie per questa malattia. Questa richiesta si deve trasformare in una politica pubblica per tutti i paesi. Per la prevenzione efficace di questa epidemia è importante sottolineare il valore della fedeltà matrimoniale e dell’impegno coniugale come fattori fondamentali per il contenimento della pandemia dell’Aids”.
Nel documento si legge ancora che “per proteggere i nostri giovani è indispensabile educarli ai valori, formarli ed informarli. Come Chiesa dobbiamo annunciare, contro una forte pressione pubblica, che la vera felicità non consiste nel libertinaggio e nell’edonismo, ma in una vita secondo la volontà di Dio, dove l’astinenza e il sacrificio sono segni di libertà interiore che conducono alla vera felicità. Essere liberi richiede di liberarci da ogni schiavitù.
La Chiesa non pretende di essere giudice dei suoi fratelli e sorelle, ma si sente responsabile di segnalare tutto ciò che minaccia la verità originale dell’essere umano. Per evitare la discriminazione delle persone contagiate è necessario classificare l’Hiv/Aids come qualsiasi altra malattia infettiva, come la tubercolosi.”
(AP) (29/1/2007 Agenzia Fides; Righe:36; Parole:421)


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