EUROPA/ITALIA - Il XIII Capitolo generale degli Scalabriniani si propone di indicare le linee fondamentali per elaborare il progetto missionario della Congregazione per i prossimi sei anni

mercoledì, 17 gennaio 2007

Roma (Agenzia Fides) - E’ iniziato il 16 gennaio a Roma, il XIII Capitolo generale dei Missionari di San Carlo (Scalabriniani) con tre giorni di spiritualità guidati da Sua Ecc. Mons. Luciano Monari, Vescovo di Piacenza e quindi successore del fondatore, il Beato Giovanni Battista Scalabrini, che fu appunto Vescovo di quella diocesi dal 1876 al 1905. Fondati dal Beato Giovanni Battista Scalabrini (1839-1905) nel 1887, al 28 novembre 2006 gli Scalabriniani erano 731, di cui 7 Vescovi, 591 Sacerdoti, 13 Fratelli, 120 religiosi studenti, presenti in 30 nazioni con oltre 400 luoghi e attività pastorali.
L’Instrumentum laboris che guiderà i lavori del Capitolo, ha per tema “Il Progetto Missionario Scalabriniano: fedeltà al Progetto di Dio e fedeltà creativa al Carisma”. Come è scritto nel documento, “si tratta di fare interagire tra di loro i seguenti aspetti: la realtà e la percezione delle migrazioni come ambito nel quale dobbiamo situare la nostra fedeltà al progetto di Dio sulle migrazioni, come Scalabriniani, in continua formazione, al servizio dei migranti, nelle risposte pastorali, con la nostra organizzazione di governo e amministrazione, con il coinvolgimento dei laici scalabriniani e di altri partner, con i mass-media, con i centri studio, con gli organismi ecclesiali e con lo Scalabrini Migration Network”.
Nel documento si evidenzia come oggi le migrazioni internazionali, che interessano tutte le aree geografiche del mondo, coinvolgano circa 200 milioni di persone e 20 milioni di rifugiati e profughi. “Se molti continuano a vedere le migrazioni come fenomeno di crisi, gli Scalabriniani vogliono considerare i migranti soprattutto come opportunità per vivere il proprio carisma accettando le sfide e le provocazioni lanciate dal mondo delle migrazioni”. Tra le sfide principali si ricordano le seguenti: conoscere e studiare le cause delle migrazioni e collaborare nella loro rimozione; condividere gioie e sofferenze dei migranti ed accompagnare da vicino il loro percorso migratorio; assumere il dialogo interculturale come elemento indispensabile di conoscenza e di incontro con i migranti; preparare adeguatamente i religiosi e programmare scelte pastorali specifiche; privilegiare un accompagnamento pastorale integrale dei migranti in ogni ambito; vivere, a livello personale e comunitario, la consacrazione come una nuova maniera di essere in missione: disponibilità al cambiamento, accettazione della diversità, attenzione ai segni dei tempi che si manifestano nelle migrazioni, coraggio nel denunciare le violenze e nell’annunciare il cammino della comunione. (S.L.) (Agenzia Fides 17/1/2007; righe 29; parole 390)


Condividi: