VATICANO - “LE PIETRE, I SUONI, I COLORI DELLA CASA DI DIO” a cura di Sua Ecc. Mons. Mauro Piacenza - La funzione pastorale dei Musei ecclesiastici (I)

martedì, 2 gennaio 2007

Città del Vaticano (Agenzia Fides) - Origine dei musei ecclesiastici. La Chiesa in sé non è certo la guardiana o la conservatrice dei musei, poiché essa ha innanzi tutto come missione l’evangelizzazione dell’uomo in vista della sua salvezza. Tuttavia, nel corso della sua storia, la Chiesa non ha cessato di prendersi cura del suo patrimonio storico e artistico, come fanno fede le dichiarazioni dei Pontefici, dei Concili ecumenici, dei Sinodi locali ed anche di singoli Vescovi e Ordinari religiosi. Questa cura si è manifestata innanzitutto nella committenza di opere d’arte, destinate principalmente al culto e alla decorazione degli edifici di culto, che non si è mai interrotta nel corso dei secoli. Può così accadere che un certo numero di manufatti, ad un dato momento, possano cadere in disuso e richiedere di essere sostituiti da altri più adatti. Ciò può derivare da varie cause: esigenze culturali, liturgiche e spirituali o, semplicemente, dall’usura e dal loro deterioramento. A questo punto sorge la sollecitudine della Chiesa anche per la protezione e conservazione di tali oggetti.
Si possono distinguere fondamentalmente due tipi di istituzione museale ecclesiastica: la collezione e il museo vero e proprio. La prima ha origini molto antiche, che possono essere ravvisate nei “tesori” delle chiese cattedrali, attigui alle sacrestie, ove si conservano le suppellettili e i paramenti più preziosi, oppure nelle raccolte di oggetti preziosi o curiosi che si sono formati in epoca umanistica, anche ad opera di prelati di singolare sensibilità e cultura. La collezione si qualifica come un bene culturale in sé, un insieme unitario, non necessariamente suscettibile di ampliamenti. Il museo, invece, la cui nascita non risale oltre gli inizi del ‘900, si configura come un’istituzione prevalentemente didattica, strutturata in sezioni e soggetta all’incremento del proprio patrimonio. La realtà dei musei ecclesiastici, specie in Europa e nel mondo occidentale, in genere è importante. L’impulso alla costituzione dei musei diocesani in Italia venne da una lettera circolare della Segreteria di Stato del 1923 .
Sempre per l’Italia è fondamentale il documento della Conferenza episcopale italiana, I beni culturali della Chiesa in Italia (1992) . Dell’argomento si è occupata anche la Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa, rivolgendosi a tutti i vescovi della Chiesa cattolica. Istituita da Giovanni Paolo II con la Costituzione apostolica Pastor Bonus (1988), la Pontificia Commissione, fra l’altro, ha lo scopo di interessarsi di “tutte le opere di qualsiasi arte del passato” e di quelle ormai prive della loro specifica destinazione originaria . In un tale contesto, la lettera circolare La funzione pastorale dei musei ecclesiastici del 29 giugno 2001 s’inserisce nella serie di documenti redatti allo scopo di promuovere la salvaguardia e la valorizzazione del patrimonio storico e artistico della Chiesa in funzione della sua propria azione pastorale . Bisogna precisare che tale lettera circolare non intende rivestire valore normativo, ma piuttosto affrontare l’argomento in una prospettiva essenzialmente pastorale, stimolando e incoraggiando quanti operano in questo settore per delega del proprio vescovo o superiore.
I musei ecclesiastici come “bene culturale”. Per la Chiesa, il concetto di “bene culturale” comprende “innanzitutto, i patrimoni artistici della pittura, della scultura, dell'architettura, del mosaico e della musica, posti al servizio della missione della Chiesa. A questi vanno poi aggiunti i beni librari contenuti nelle biblioteche ecclesiastiche e i documenti storici custoditi negli archivi delle comunità ecclesiali. Rientrano, infine, in questo ambito le opere letterarie, teatrali, cinematografiche, prodotte dai mezzi di comunicazione di massa” . Se ne deducono tre categorie di beni culturali. La prima e più importante comprende i beni posti a servizio della missione della Chiesa, che ha il suo punto culminante nella liturgia. La seconda considera i beni documentari a servizio della cultura e della storia ecclesiale. Infine, la terza categoria, è costituita dai prodotti delle arti non figurative e dei mezzi di comunicazione sociale.
La maggior parte dei musei e delle collezioni sono di interesse artistico e sono in prevalenza costituiti di manufatti “posti al servizio della missione della Chiesa” caduti in disuso. Ora, tali manufatti non cessano di avere un valore storico, artistico e spirituale. Essi continuano a presentare un interesse storico, per il fatto di essere, a loro modo, testimoni di un determinato periodo della vita della Chiesa e delle comunità cristiane, che li hanno prodotti. Hanno sovente un valore assoluto di opera d’arte, essendo prodotti, talora sommi, della tecnica e dello stile di un’epoca e, nel contempo, espressione del linguaggio della bellezza universale e intramontabile. Molti di essi, inoltre, documentano il livello spirituale delle comunità cristiane che ne sono all’origine, le differenti forme di devozione alle quali erano destinati, le diverse espressioni della pietà popolare e le tradizioni locali che le hanno in qualche modo ispirate. + Mauro Piacenza, Presidente della Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa, Presidente della Pontificia Commissione di Archeologia Sacra. (Agenzia Fides 2/1/2007 - righe 57, parole 802)


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