AFRICA/SUDAN - LA “PACE DEL PETROLIO” PER LO SVILUPPO DEL PAESE. RAGGIUNTO L’ACCORDO PER LA SUDDIVISIONE DELLA RESPONSABILITÀ DELLA SICUREZZA: A NORD È AFFIDATA ALL’ESERCITO E AL SUD ALLA GUERRIGLIA

mercoledì, 1 ottobre 2003

Roma (Agenzia Fides)- “Le recenti dichiarazioni di John Garang, capo del Sudan People's Liberation Army (SPLA), il principale gruppo di guerriglia sudanese, rappresentano un segnale concreto che si sta andando verso la pace” dice all’Agenzia Fides Gino Barsella, grande esperto del Sudan. A fine settembre Garang aveva affermato che il processo di pace è irreversibile e che si sta lavorando per risolvere gli altri contrasti che dividono la SPLA dal governo sudanese. “Questa dichiarazione è stata concordata sicuramente con il regime di Khartoum e giunge subito dopo che è stato raggiunto un accordo sulla suddivisione della responsabilità della sicurezza: a nord è affidata all’esercito e al sud al SPLA” ricorda Barsella.
“Si tratta certamente di un passo veramente importante per porre fino al conflitto sudanese che dura dal 1983, perché finora la questione della sicurezza era uno dei punti più delicati da affrontare” nota Barsella, che aggiunge: “le pressioni internazionali, in particolare di Europa e Stati Uniti hanno sicuramente giocato un ruolo decisivo per ottenere questo risultato. Non si tratta, certo, di un aiuto disinteressato e motivato solo da una preoccupazione umanitaria. A molti interessano i giacimenti di petrolio presenti nella parte meridionale del paese. Queste risorse non possono essere pienamente sfruttate finché dura la guerra. In ogni caso ben venga il petrolio se serve a far finire il conflitto. Si apre però il problema della distribuzione delle rendite petrolifere e su questo punto vi sarà ancora molto da negoziare, sperando che si tenga conto dello sviluppo delle popolazioni locali”.
“La mia principale preoccupazione è che la comunità internazionale spinga per trovare il più in fretta possibile un accordo, senza dare tempo ai sudanesi di risolvere le cause profonde del conflitto, che derivano soprattutto dai rapporti tra nord e sud, ma anche tra le stesse etnie meridionali. Non vorrei che i nodi veri della guerra vengano messi sotto il tappeto senza essere risolti, per poi riemergere tra qualche anno” conclude Barsella.
La guerra civile è scoppiata nel 1983, quando è stata introdotta la Sharia e le popolazioni del sud si sono rivoltate contro il governo. La guerra ha provocato più di 2 milioni di morti, milioni di profughi e devastazioni immense.
(L.M.) (Agenzia Fides 1/10/2003 righe 32 parole 396)


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