AFRICA/BURUNDI - La proprietà fondiaria è un problema ancora irrisolto che rischia di far ricadere il Paese nella violenza

venerdì, 24 novembre 2006

Bujumbura (Agenzia Fides)- La questione della proprietà fondiaria rimane il problema irrisolto del Burundi, che è appena uscito da una sanguinosa guerra civile durata 13 anni. Per risolvere la questione, nel luglio di quest’anno, il governo burundese ha varato la “Commission Nationale des Terres et Autre Bien” (CNTB), che ha il compito di verificare le dispute fondiarie e la proprietà di altri beni.
Il problema è esacerbato dal ritorno nel Paese dei rifugiati nei Paesi vicini, Tanzania e Repubblica Democratica del Congo. Secondo l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR), dal 2002 ad oggi sono stati rimpatriati circa 319mila rifugiati burundesi.
Queste persone reclamano ora di potere rientrare in possesso delle terre che avevano dovuto abbandonare a cause delle violenze e che sono state occupate nel frattempo da altri. Diversi profughi sono fuggiti ben prima della guerra civile scoppiata nel 1993. Il Burundi è stato infatti attraversato da cicli periodici di violenze tra hutu e tutsi in tutta la sua storia. I massacri peggiori, prima della guerra civile, sono stati quelli del 1965 e del 1972. Vi sono quindi persone che hanno vissuto gran parte della loro vita al di fuori del Paese e che ora sono tornate con la speranza di recuperare le proprietà perdute.
Per risolvere queste dispute, i burundesi fanno affidamento sia alla legge tradizionale sia alla legislazione dello Stato, ma poche persone sono consapevoli dei loro diritti e la maggior parte di esse non ha il denaro per pagare gli avvocati.
Secondo la legge fondiaria locale, i diritti su un terreno possono essere acquisiti da chi lo occupa per almeno 30 anni e se nessuno ne reclama il possesso entro tre anni da questo periodo. Questa norma è stata applicata nei confronti di alcuni rifugiati che hanno abbandonato il Paese nel 1972, e che, ritornati in Burundi dopo 34 anni, si sono visti negare il diritto di rientrare in possesso delle proprie terre. I rifugiati ribattono che questa norma non può essere applicata nei loro confronti perché hanno abbandonato le proprietà non di loro volontà ma perché costretti dalle violenze.
Diverse persone che sono tornate in Burundi si trovano senza casa e senza terra, e continuano a dipendere dagli aiuti dell’UNHCR. La Commissione nazionale ha 3 anni di tempo per risolvere le controversie, che se non affrontate rischiano di far ripiombare il Paese nella guerra civile.(L.M.) (Agenzia Fides 24/11/2006 righe 33 parole 415)


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