VATICANO - AVE MARIA a cura di don Luciano Alimandi - “Maria, Madre della nostra donazione”

mercoledì, 15 novembre 2006

Città del Vaticano (Agenzia Fides) - “Allora, chiamati a sé i discepoli, disse loro: In verità vi dico: questa vedova ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Poiché tutti hanno dato del loro superfluo, essa invece, nella sua povertà, vi ha messo tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere” (Mc 12, 43-44). Questo brano, tratto dal Vangelo di Marco, che si proclama nella Domenica XXXII del Tempo ordinario, Anno B, ci ricorda una delle verità centrali della nostra fede: la donazione totale di se stessi a Dio. Una verità questa, la cui importanza è vitale: come potremmo, infatti, credere autenticamente in Lui se non fossimo suoi? Se per Dio riservassimo solo il superfluo, sarebbe possibile la fiducia in Lui?
La figura di una povera vedova, di cui non si conosce neppure il nome, ci viene mostrata da Gesù come autentico modello di donazione; ella non ha gettato nel tesoro il superfluo, come hanno fatto gli altri, ma vi ha deposto “tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere”. Il gesto non era plateale, ma il Signore vede nel cuore e riconosce la realtà più bella della fede: il dono totale di sé, vale a dire l’imitazione per eccellenza della vita divina. Dio non dona mai il superfluo ma dona tutto, come ricordato dal Santo Padre Benedetto XVI, fin dall’inizio del Pontificato: “Egli non toglie nulla, e dona tutto. Chi si dona a Lui, riceve il centuplo. Sì, aprite, spalancate le porte a Cristo - e troverete la vera vita” (Benedetto XVI, Omelia del 24 aprile 2005).
Se questa donna ci mostra cosa significhi veramente fidarsi di Dio, quanto più la Vergine Maria, Madre d’ogni autentica donazione, viene in nostro soccorso per aiutarci a fare della nostra vita un dono di tutto noi stessi a Gesù! Maria è stata la prima a mettere a disposizione del Redentore tutto di sé, senza trattenere nulla, ma donandosi, nella consapevolezza della sproporzione tra ciò che si dona e ciò che si riceve: “Beati i poveri in spirito perché di essi è il Regno dei cieli”. Dare a Cristo la propria povertà di creatura abilita ad accogliere il dono del Creatore, la magnificenza del Suo amore, che sempre opera in noi, trasformandoci.
Il dono di sé, sempre ci trasforma. I Santi sono la testimonianza evidente di questa realtà. Più ci si fida del Signore e ci si dona, più si viene trasformati in Lui. Il problema è l’egoismo dell’uomo, incapace di vedere oltre i “due spiccioli”; esso impedisce di fare il salto, mettere a buon frutto i propri talenti e abbandonarsi in Dio come un bambino che si butta nelle braccia sicure del padre! Quante volte, Gesù incontra oggi “il giovane ricco”, che mai si decide a seguirlo perché troppo preso in se stesso. Con Maria possiamo cantare il magnificat, a patto che ci abbandoniamo in Dio. Donandoci saremo anche noi immersi nell’oceano della Sua misericordia: “di generazione in generazione la sua misericordia si effonde su quelli che lo temono”. Coloro che temono Dio, sono come la povera vedova che ha incontrato lo sguardo premuroso di Cristo che l’ha esaltata. Il Vangelo è pieno di queste icone dell’amore gratuito amanti dell’ “l’Amore che non è amato”.
La Madonna, da ogni suo santuario, da ogni luogo della terra in cui è onorata e pregata, continua a cantare il suo Magnificat, a testimonianza che il figlio suo sempre “ricolma di beni gli affamati e rimanda a mani vuore i ricchi di sé”. Chi dà tutto, agli occhi del mondo appare un perdente, mentre agli occhi di Dio diventa un vincente: ricco di un amore senza limiti. Chi crede di donare molto, ma non dona se stesso, dona solo il superfluo; chi crede, ingannandosi, che l’apparenza sia sostanza, non arricchisce ma diviene più povero, banalizzando la propria fede.
Comprendiamo in questo modo l’insistente richiamo di Gesù non solo alla preghiera ma anche alla vigilanza del cuore, affinché non si riempia d’apparenze ma di doni dello Spirito Santo. Il consegnarsi a Dio è come la vera amicizia verso le persone che si amano: non si apre il cuore una sola volta, ma continuamente; la vita di donazione a Dio è un costante aprirsi anche al prossimo, un quotidiano versarsi goccia dopo goccia, un dolce lasciarsi cadere in Dio, nel mare della sua bontà. Come sarebbe assurda una goccia che si contemplasse mare, senza lasciarsi cadere e perdere in esso! (Agenzia Fides 15/11/2006 - righe 46, parole 740)


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