AFRICA/KENYA - “Così non si può andare avanti: occorrono misure severe per risolvere il problema degli slums” dice un missionario da Nairobi, dove migliaia di persone sono in fuga a causa degli scontri nello slum di Mathare

giovedì, 9 novembre 2006

Nairobi (Agenzia Fides)- “La situazione è molto tesa, migliaia e migliaia di persone continuano a fuggire dalle loro povere baracche a causa degli scontri. Anche un nostro collaboratore si è rifugiato qui da noi portando la sua famiglia” dice all’Agenzia Fides p. Eugenio Ferrari, Direttore Nazionale delle Pontificie Opere Missionarie del Kenya, riferendo delle violenze nello slum di Mathare, uno dei più antichi di Nairobi (sugli slum di Nairobi vedi Fides 29 luglio 2003 e 13 settembre 2006).
Gli scontri, scoppiati 5 giorni fa, hanno provocato la morte di almeno 8 persone. “Sono due gang che si contendono il controllo del territorio ad aver provocato la violenza” dice p. Ferrari. “I due gruppi, chiamati “Mungiki” e “Taliban”, sono formati da persone di due diverse etnie. Si riproducono così nel contesto urbano quelle divisioni tribali ed etniche che caratterizzano le campagne africane”.
La polizia è intervenuta in forze per fermare gli scontri ma fatica a riportare la calma. “La struttura degli slum, un labirinto di vicoli e strade strettissime non aiuta certo le forze di polizia” afferma il missionario che si dice comunque favorevole a interventi anche drastici per risolvere il problema. “La configurazione degli slum va cambiata radicalmente: bisogna costruire strade ampie e infrastrutture, come fogne e condutture per l’acqua potabile. Bisogna prendere decisioni anche dolorose, come spostare le baracche della povera gente, in vista però di un futuro migliore per gli abitanti di questi quartieri. Così non si può più andare avanti”.
È chiaro comunque” prosegue p. Ferrari “che il problema degli slum non si risolve dalla sera alla mattina. Occorrono anni per costruire nuove infrastrutture e abitazioni degne di questo nome. Le autorità keniane hanno avviato alcuni progetti di riqualificazione delle aree urbane e il governo centrale ha raggiunto un accordo con la Cina per la costruzione di nuove abitazioni. Non dimentichiamo poi che c’è tutta una mentalità da cambiare, anche in occidente, che vede l’Africa come una gigantesca pattumiera, al punto che in Kenya è stata appena approvata una legge che vieta l’importazione e la vendita di indumenti intimi usati”.
Secondo fonti della polizia locale, gli scontri a Mathare sono iniziati quando la gang Mungiki ha iniziato ad estorcere denaro ad alcuni fabbricanti di birra illegali del quartiere. Questi si sono rivolti alla gang rivale, i “Taliban” per chiedere protezione e i due gruppi si sono scontrati. La violenza è presto dilagata in tutto lo slum, costringendo migliaia di persone alla fuga. Si sono create code interminabili di uomini, donne e bambini, con le loro povere masserizie, che si dirigevano nella vicina base aerea di Moi.
“Mungiki” in realtà non è solo una gang di teppisti, ma una vera e propria setta che si richiama ai “valori tradizionali africani”. Formata negli anni ’80 del secolo scorso, la setta “Mungiki” (“moltitudine”) è stata messa fuori legge dalle autorità locali, perché coinvolta in estorsioni e violenze. Già nel 2003, la Chiesa cattolica aveva lanciato l’allarme sul rischio per l’ordine pubblico rappresentato dalla sette, dopo che alcuni suoi membri avevano ucciso 23 persone in un altro slum della capitale. Secondo alcuni commentatori, la setta si ispira al modello della ribellione Mau Mau degli anni ’50 contro il potere coloniale inglese, ed è molto attiva soprattutto nei quartieri più degradati della capitale keniana. (L.M.) (Agenzia Fides 9/11/2006 righe 46 parole 582)


Condividi: