ASIA/FILIPPINE - Le Suore del Buon Pastore sporgono denuncia alla Commissione Nazionale per i Diritti Umani, dopo l’irruzione dei militari nel convento di Butuan

martedì, 7 novembre 2006

Manila (Agenzia Fides) - Un atto gravissimo, illegale, con violazione del domicilio e dei diritti umani, perpetrato da militari nei confronti di una casa religiosa: l’irruzione di un gruppo di soldati nel convento delle Suore Contemplative del Buon Pastore, avvenuto a Butuan city (a sud di Manila) il 1° novembre scorso, è diventato un caso giunto all’attenzione della Commissione nazionale per i Diritti umani.
Le religiose, infatti hanno deciso di sporgere pubblica denuncia, chiedendo una indagine che accerti le responsabilità e i reati, per portare davanti alla giustizia i perpetratori dell’abuso. “Chiediamo che sia fatta giustizia”, si legge nella nota inviata dalle suore alla Commissione. “Chiediamo alle nostre forze di sicurezza di garantire il rispetto dei diritti fondamentali dell’individuo e non di abusare della legge”. Le religiose invitano i leader politici e militari a essere trasparenti e a perseguire tutti gli abusi, le violenze, le gli atti compiuti al di fuori della legalità.
Suor Alicia Andress ha raccontato che le tre suore residenti nel convento di Butuan, che hanno subito l’aggressione, sono in stato di shock: hanno subito intimidazioni e, terrorizzate, hanno assistito alla ricerca violenta, nelle stanze del convento, di qualcuno che esse non conoscevano. Nel convento è entrato con la forza un gruppo di sette militari, per cercare il leader ribelle di Mindanao Jorge Madlos. I soldati hanno compiuto ricerche, con le stesse modalità violente, anche nel convento delle Suore Missionarie di Maria e nel Centro Pastorale San Lorenzo, nella medesima area.
Anche Mons. Juan de Dios Pueblos, Vescovo di Butuan, ha condannato l’attacco e ha chiesto l’intervento delle autorità, dichiarandosi intenzionato a segnalare il caso alla “Commissione Melo”, incaricata di compiere indagini sui numerosi omicidi politici e sui casi di sparizioni, abusi e violenze ai danni di militanti politici e attivisti dei diritti umani, che si registrano da mesi nelle Filippine.
Il paese sta attraversando una fase molto difficile, in cui l’arma dell’assassinio politico e della violenza viene usata con disinvoltura, e in assoluta impunità. Anche rappresentanti della comunità cristiana sono fra le vittime: all’inizio di ottobre è stato ucciso il Pastore Protestante Alberto Ramento.
La Conferenza Episcopale delle Filippine, guidata da Mons. Angel Lagdameo, si è espressa pubblicamente, chiedendo giustizia e invitando il governo a porre fine “agli omicidi extra-giudiziali, soprattutto di giornalisti e attivisti dei diritti umani”. Mons. Oscar Cruz, Arcivescovo di Lngayen-Dagupan, ha sottolineato che gli uomini di Chiesa, che agiscono in prima linea, nella testimonianza e nella missione, “sono a rischio in questo paese”. Nella società filippina e nella Chiesa si avverte grande preoccupazione. (Agenzia Fides 7/11/2006 righe 29 parole 291)


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