ASIA/SRI LANKA - Si aprono i colloqui di pace fra governo e ribelli: le speranze della popolazione civile, mentre non si ferma la violenza

sabato, 28 ottobre 2006

Colombo (Agenzia Fides) - L’apertura di una nuova sessione di colloqui di pace fra il governo cingalese e i ribelli tamil, il 28 e 29 ottobre a Ginevra, porta con se un carico di speranze e di attese nella popolazione civile dello Sri Lanka, nelle organizzazioni non governative, nelle associazioni, nelle comunità religiose.
Il primo obiettivo dei colloqui, che si svolgono in Svizzera con la mediazione norvegese, è quello di porre fine alla spirale di violenza che ha scosso nuovamente il paese nei mesi scorsi, segnando il ritorno al conflitto civile. Inoltre, secondo gli osservatori, è importante che le parti tengano aperto un canale di negoziato che nonostante la distanza di posizioni, rappresenta il primo passo necessario per poter sottoscrivere un accordo di pace.
Dal febbraio 2006, quando si è svolto l’ultimo incontro fra la parti, il conflitto in Sri Lanka è cresciuto di intensità e ha causato oltre 3.000 morti, anche fra i civili: le vittime pesano oggi sulla nuova sessione di colloqui e tutti sperano che i leader seduti al tavolo negoziale agiscano con senso di responsabilità, pensando al bene della popolazione dell’isola.
La delegazione del governo di Colombo ai colloqui di Ginevra è guidata dal ministro della salute, Nimal Siripala der Silva, mentre la leadership del “Liberation Tigers of Tamil Eelam” (Ltte) è affidata al capo politico S.P. Thamilchelvan. Nei colloqui si parlerà anche del rispetto dei diritti umani, che entrambe le parti sono accusate di violare nelle operazioni belliche. I colloqui rappresentano un’altra chance di riallacciare un dialogo, mentre molti temono che, se il negoziato fallirà, il paese possa sprofondare nuovamente in una “guerra totale”.
I ribelli hanno chiesto al governo di Colombo la riapertura dell'autostrada che collega la regione settentrionale di Jaffna, abitata dalla popolazione Tamil, al resto del Paese. La sua chiusura, dallo scorso agosto, sta causando numerosi problemi alla popolazione civile nel nord: è impossibile infatti far transitare rifornimenti di cibo, aiuti umanitari e medicine. Per questo nel nordest dello Sri Lanka la crisi umanitaria si fa più grave: secondo fonti Tamil, almeno 40.000 civili sono intrappolati tra il fuoco incrociato di esercito e ribelli.
Per far fronte ai bisogni delle vittime del conflitto l’Unione Europea ha stanziato 5 milioni di euro attraverso il dipartimento d'aiuto umanitario (Echo), una cifra che si aggiunge ai 7 milioni già stanziati a luglio da Bruxelles. L'aiuto umanitario garantirà la copertura dei bisogni primari, in particolare alimentari e prodotti di prima necessità, l'accesso all'acqua e ai servizi sanitari, oltre che l'appoggio psicologico ai bambini.
Dal 1983, il conflitto civile nell'est dello Sri Lanka ha provocato 65.000 morti. (Agenzia Fides 27/10/2006 righe 28 parole 286)


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