EUROPA/PORTOGALLO - “Se lottiamo per una legge dello stato che difenda la vita umana fin dal suo inizio è perché si tratta di un valore universale, di etica naturale e non solo di un precetto della morale religiosa”: i Vescovi portoghesi e il prossimo referendum sull'aborto

mercoledì, 25 ottobre 2006

Lisbona (Agenzia Fides) - Il Consiglio permanente della Conferenza Episcopale Portoghese (CEP) ha pubblicato una Nota pastorale in cui lancia un appello ai fedeli perché respingano la liberalizzazione dell'aborto nel referendum che si svolgerà prossimamente. Il Parlamento portoghese ha infatti approvato il 19 ottobre lo svolgimento di un referendum per allargare i motivi dell'aborto e depenalizzarlo nelle prime dieci settimane di gestazione. L'attuale legge del 1984 prevede pene fino a tre anni di reclusione alla donna che compia un aborto illegale e da due a otto anni al medico che lo pratichi, ma ammette l'aborto nelle prime 12 settimane in caso di violenza o se c'è rischio per la vita o la salute della madre. Il Primo Ministro portoghese, José Sócrates, ha affermato che l'approvazione di questa nuova legislazione è fondamentale per combattere l'aborto clandestino ed ottenere che le donne che vogliano abortire fino a dieci settimane di gestazione, non siano perseguite penalmente né penalizzate.
Davanti a questa situazione, i Vescovi del Portogallo ricordano nella loro Nota che "per i fedeli cattolici, l'aborto indotto è un peccato grave, perché è una violazione del 5º comandamento: non uccidere, anche quando sia legalmente permesso". Affermano inoltre che l'aborto non "è esclusivamente una questione di morale religiosa, perché questo attacca i valori universali di rispetto della vita".
"La legalizzazione non è la strada adeguata per risolvere il dramma dell'aborto clandestino" sottolineano i Vescovi, in quanto crea più traumi nel cuore della donna. Inoltre "l'aborto non è un diritto della donna, perché nessuno ha il diritto di decidere se un essere umano deve vivere o no”. La Nota si conclude con un appello a tutti i fedeli ed a quanti condividono questa visione della vita, affinché si sforzino di illuminare le coscienze della gente e continuino a lavorare nella difesa della vita.
Il Patriarca di Lisbona, Card. José da Cruz Policarpo, ha emesso un comunicato in cui puntualizza le dichiarazioni contenute nella Nota, chiarendo che non ha fatto nessun appello all'astensione, desiderando invece la partecipazione al referendum di tutti i membri della Chiesa e di tutti quelli che desiderano difendere la vita. Il Cardinale ricorda che "la condanna dell'aborto non è una questione religiosa ma di etica fondamentale. Si tratta di un valore universale, il diritto alla vita, una esigenza della morale naturale". "Se la condanna dell'aborto - continua il Porporato - fosse solo esigenza della morale religiosa, i difensori dell'aborto potrebbero argomentare, e lo fanno già, che le leggi di un Stato laico non devono proteggere i precetti religiosi; per loro basta rispettare la libertà di coscienza… Se noi lottiamo per una legge dello Stato che difenda la vita umana dal suo inizio è perché si tratta di un valore universale, di etica naturale e non solo di un precetto della morale religiosa".
Il Patriarca ricorda ancora che "la questione della dignità della vita umana dal suo inizio, è oggi tanto chiara, perfino dal punto di vista scientifico, che uno degli obiettivi da ottenere, durante il periodo di dibattito e chiarimento è, per lo meno, di suscitare un dubbio in molti che, forse senza avere approfondito questa questione, sarebbero propensi a dire 'si' alla proposta di legge al referendum. Penso soprattutto all'elettorato più giovane". (RG) (Agenzia Fides 25/10/2006; righe 39, parole 539)


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