ASIA/FILIPPINE - Nuova scia di attentati a Mindanao: cresce la paura, elevate le misure di sicurezza. I leader religiosi della Bishop-Ulama Conference: “Rafforzare il dialogo”

giovedì, 12 ottobre 2006

Cotabato city (Agenzia Fides) - Tre attentati in pochi giorni, e a fra la popolazione di Mindanao torna la paura, mentre le autorità hanno rafforzato i controlli e le misure di sicurezza. Le province interessate dagli attacchi terroristici nella vasta isola della Filippine meridionali sono quelle di Cotabato e di Sultan Kundarat, nella parte meridionale di Mindanao. Le tre esplosioni si sono verificate in luoghi pubblici, affollati e, dunque, hanno preso di mira i civili. L’11 ottobre un ordigno rudimentale, fabbricato a mano, è esploso nei pressi di un Centro Commerciale della città d Cotabato, poco prima dell’ora di pranzo. Altre due bombe sono esplose nei giorni scorsi: una nella città di Makilala, (sempre nella provincia di Cotabato), l’altra a Tacurong city, (provincia di Sultan Kundarat), facendo nel complesso oltre 30 vittime e numerosi feriti.
Secondo gli inquirenti, i sospetti ricadono sul gruppo estremista islamico attivo nel Sudest asiatico, la “Jemaah Islamiyah”, oppure sul gruppo “Abu Sayyaf”, formazione terrorista che ha la sua base nell’arcipelago delle Sulu. Gli attentati potrebbero essere ritorsioni contro a campagna di sostegno delle Filippine alla guerra al terrorismo, portata avanti dagli Stati Uniti, mirando a scoraggiare le istituzioni nella caccia a Dulmatin e Umar Patek, due ricercati per l’attentato di Bali (Indonesia) del 2002.
Fonti di polizia indicano fra i mandanti degli attentati anche membri del Moro Islamic Liberation Front (Milf), storica formazione dell’irredentismo islamico di Mindanao, che con cui il governo di Manila sta cercando di intavolare nuovi negoziati di pace, per risolvere l’annosa questione della ribellione armata e della consistente minoranza islamica (6 milioni di persone) che abita l’isola di Mindanao. Il Milf, però, nega ogni coinvolgimento. Secondo fonti di intelligence, potrebbe esserci contiguità, collaborazione e contaminazione fra i diversi gruppi ribelli presenti nelle Filippine Sud. La nuova scia di attentati giunge in un momento in cui la popolazione di Mindanao sperava in una svolta: molti sperano, infatti, che il negoziato fra Manila e il Milf sia foriero di un accordo di pace duraturo e dunque di un’era di stabilità, sviluppo e benessere per la popolazione civile.
Nel processo di riconciliazione e di pace sono coinvolti anche i leader religiosi della “Bishop Ulama-Conference” (Buc) che, riuniti a Davao, città sull’isola di Mindanao, hanno lanciato un nuovo appello per il cessate il fuoco e per il dialogo, unica strada per assicurare una vita migliore alla gente dell’isola.
I leader religiosi hanno anche suggerito alcune soluzioni per rompere l’impasse in cui versa il processo di pace: lo stallo, infatti, potrebbe indebolire il fronte del dialogo e lasciare nuove chance a gruppi estremisti che non intendono rinunciare alla violenza.
Uno dei punti delicati sui quali in negoziato Manila-Milf si è arenato è la questione del “dominio ancestrale della terra” e della governance dei territori abitati dalla comunità islamica. Mons. Orlando Quevedo, uno dei Vescovi membri della Buc, ha esortato entrambi gli interlocutori a “sacrificare” parte delle loro convinzioni, avviando un vero e proprio negoziato. Sono infatti in corso sessioni di colloqui preparatori alle trattative vere e proprie, che finora però non hanno condotto a risultati concreti, ma solo a una serie di rinvii. (PA) (Agenzia Fides 12/10/2006 righe 32 parole 324)


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