AFRICA/CIAD - Nuovi combattimenti nell’est del Ciad mentre aumenta la preoccupazione della comunità internazionale per la crisi nel confinante Darfur

venerdì, 22 settembre 2006

N’Djamena (Agenzia Fides)- Si riaccende la tensione nell’est del Ciad dove, dal 10 settembre, è in corso un’offensiva dell’esercito contro il Fronte Unito per il Cambiamento (FUC) guidato da Mahamat Nour, un generale ribelle asserragliato sulle montagne di Aram Kolé, nelle vicinanze di Biltine, circa 700 km a est di N'Djamena. Allo stesso tempo sono in corso combattimenti contro altri due gruppi di guerriglia: nella regione di Hadjer Marfaine, tra le città di Guereda e Adré, l'esercito ha attaccato il Raggruppamento delle Forze Democratiche (RAFD) dei gemelli Tom e Timane Erdimi, mentre più a sud, nella regione di Moudeina, sono stati colpiti gli uomini dell’Unione delle Forze per il Progresso e la Democrazia (UFPD) dell’ex ministro Mahmat Nouri.
Il bilancio degli scontri è ancora incerto, mentre sia l’esercito sia i diversi gruppi ribelli reclamano la vittoria.
Da più di un anno l’esercito governativo ciadiano affronta sporadicamente i ribelli che si oppongono al Presidente Idriss Deby.
Ad agosto è stato raggiunto un accordo tra Ciad e Sudan che prevede di ristabilire i rapporti diplomatici e di espellere i gruppi ribelli dai loro territori. Sudan e Ciad infatti si accusano a vicenda di sostenere le reciproche guerriglie antigovernative.
I gruppi ribelli ciadiani hanno intensificato le loro azioni da quando sono falliti gli sforzi dell’opposizione legale di bloccare le elezioni presidenziali dello scorso maggio. L’opposizione contestava il fatto che il Presidente Deby si presentasse alle elezioni per chiedere un terzo mandato, complicando ulteriormente la situazione.
L’incremento delle operazioni militari nell’est del Ciad pone nuovi rischi per le attività delle organizzazioni umanitarie che assistono i circa 250mila rifugiati provenienti dal confinante Darfur, la regione sudanese al centro di una grave guerra civile che ha costretto alla fuga la maggior parte della popolazione civile. L’Unione Africana ha deciso di prolungare la missione delle forze di pace africane in Darfur (vedi Fides 21 settembre 2006) ma questo non impedisce nuove violenze, come confermato da fonti delle Nazioni Unite che registrano nuovi bombardamenti contro il villaggio nel nord della tormentata regione sudanese. Secondo un alto funzionario delle Nazioni Unite, il processo di pace in Darfur è al collasso. “L’accordo di pace del Darfur è in coma” ha affermato Jan Pronk, l’inviato speciale per il Sudan del Segretario Generale dell’ONU, riferendosi alle intese firmare lo scorso maggio tra il governo sudanese e una fazione dell’Esercito di Liberazione del Sudan (vedi Fides 5 maggio 2006).
Le due crisi, quella del Darfur e quella del Ciad, rischiano di sovrapporsi l’una all’altra, creando le condizioni per un conflitto ancora più ampio. (L.M.) (Agenzia Fides 22/9/2006 righe 38 parole 445)


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