VATICANO - LE PAROLE DELLA DOTTRINA a cura di don Nicola Bux e don Salvatore Vitiello - “La verità sulla famiglia”

giovedì, 20 luglio 2006

Città del Vaticano (Agenzia Fides) - Cosa sia la persona umana in quanto uomo e donna e come l’essere insieme di uomo e donna possa ricevere una forma giuridica non è più un dato univoco. Questo è deducibile ancora una volta dagli interventi di Papa Benedetto XVI in Spagna. Il relativismo gnoseologico e morale ha intaccato anche l’antropologia filosofica e teologica e si sono delineate nuove opinioni, che portano a una dissoluzione dell’immagine dell’uomo, le cui conseguenze possono essere estremamente gravi, anzi già si intravedono nello scivolamento dal dibattito sulle coppie di fatto alla fecondazione artificiale, al ‘matrimonio’ tra omosessuali con possibilità di adozione di bambini.
Nella valutazione di tali opinioni erronee la dottrina cattolica innanzitutto riafferma l’incondizionatezza” della dignità umana e dei diritti umani, quali valori che precedono qualsiasi giurisdizione statale e che rinviano, quanto all’origine, al Creatore (1): cioè il valore permanente del Decalogo. In tal senso risulta importante, come aveva fatto Giovanni Paolo II, l’analisi del rapporto tra libertà e natura dell’uomo: “Si deve comprendere il vero senso della legge naturale. Essa si riferisce alla natura propria e originale dell’uomo, alla natura della persona umana, che è la persona essa stessa nell’unità dell’anima e del corpo, delle sue inclinazioni d’ordine spirituale e biologico e di tutte le altre caratteristiche specifiche necessarie al perseguimento del fine” (2).
In secondo luogo, poiché in certo senso è cambiata la fede nella Rivelazione, in quanto il relativismo porta a non percepire l’ordine naturale come fonte di razionalità, oggi paradossalmente la Chiesa è chiamata a difendere la ragione prima della fede; quindi il nesso tra la ragione e la fede al fine di sanare la separazione mortale tra il pensiero e l’etica; come pure a mettere in rilievo l’aspetto razionale della natura umana come fece Giovanni Paolo II nel suo commento all’enciclica Humanae vitae.
In proposito, basterebbe portare quanti sostengono la ‘naturalità’ dell’omosessualità a porsi la domanda: perché nel mondo esistano uomini e donne, e non solo gli uni o soltanto gli altri? Dinanzi a questa evidenza, l’omosessualità appare come un tentativo impossibile di omologazione della natura umana sull’uno o sull’altro sesso fino ad annullare quella differenza evidente, pronti a ripristinarla poi nel momento in cui si deve rivendicare il “diritto alla differenza” al fine di ottenere il riconoscimento giuridico (3).
Conviene a questo punto poter dire quello che significa il temine “diritto”: se esso è personale, se si tratta di un diritto civico, o di un diritto di una minoranza attiva, e mostra di costituirsi in gruppo di pressione non implica necessariamente il riconoscimento del diritto. La riflessione si colloca qui sul terreno del diritto, della filosofia del diritto. Per quanto concerne la rivendicazione gay di un matrimonio omosessuale, è utile sapere e dire che si tratta di una minoranza che non rappresenta affatto l’insieme delle persone omosessuali, ma che pretende di rappresentarle e trova appoggi politici per imporre le sue vedute. Dunque, i leader gay e quant’altri, per assurdo, finiscono senza accorgersi per riaffermare la differenza, nel momento in cui postulano il ‘matrimonio’, l’unione o il patto tra loro. Dunque, in contraddizione con quanto da loro presupposto, ossia che lo Stato e la società siano incompetenti in merito alla loro unione perché ritenuta appartenente alla sfera privata delle relazioni interpersonali affettive, - come ebbe a dichiarare il candidato di uno schieramento alla presidenza di una regione in Italia - finiscono per richiedere allo stesso quel riconoscimento giuridico pubblico, anche per noti motivi di convenienza economica. Se di “sfera privata” trattasi, lo Stato dovrebbe restare fuori sempre. Analogo discorso vale per le cosiddette coppie di fatto. Ma ci fermiamo a questa prima riflessione. (Agenzia Fides 20/7/2006 - righe 44, parole 612)
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(1) Cfr J.Ratzinger, Europa. I suoi fondamenti spirituali ieri, oggi e domani, in M.Pera-J.Ratzinger, Senza radici. Europa, relativismo, cristianesimo, islam, Milano 2004, p 67
(2) Enciclica Veritatis splendor, 50
(3) Cfr. Sébastien: Ne deviens pas gay, tu finiras triste, Ed.du Seuil, Paris 2001. Il libro è la testimonianza violenta di un anziano membro della comunità gay, che si ribella all’idea stessa di un patto di solidarietà, idea che egli giudica ipocrita, e dannosa per eventuali bambini adottati dalle coppie omosessuali.


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